mercoledì 28 novembre 2018

L'Oratorio di Natale di J. S. Bach

L’Oratorio di Natale
Le sei Cantate che compongono l’Oratorio di Natale, BWV 248, vennero composte ed eseguite da Johann Sebastian Bach per le feste natalizie dell’anno 1734, come testimonia sia la partitura autografa sia il libretto stampato per la medesima occasione. Esse fanno parte dell’ampia produzione sacra di Bach destinata al culto luterano nelle chiese di Lipsia, e si collocano perciò in un ben preciso contesto religioso e sociale.
La prima di esse, JauchzetfrohlocketAufpreiset den Tage, venne pensata per il giorno di Natale: per questa ragione, essa sfoggia una particolare ricchezza timbrica, un’atmosfera di grande gioia ed esultanza, una solennità particolare. Bach pose notevole cura nell’organizzare i brani che la compongono in modo elegantemente simmetrico, secondo uno schema che si ripete due volte, e che rispecchia una prassi liturgica ben precisa: la lettura della Parola di Dio, la meditazione (o sermone), la preghiera personale e quella comunitaria. La lettura del testo evangelico  (n. 2 e 6) è affidata, come nelle grandi Passioni a noi pervenute (secondo Giovanni e secondo Matteo), alla voce del tenore, l’«Evangelista», che narra gli eventi della nascita di Gesù come ci sono stati tramandati dai Vangeli (Luca e Matteo). La meditazione è invece proposta nei recitativi n. 3 e n. 7, di tipo contemplativo e dalla profonda ed intensa espressività. Le arie (n. 4 e n. 8) esprimono invece la reazione personale del fedele a quanto è stato letto e meditato, e rivelano una spiritualità coinvolgente, che tocca nell’intimo la persona del credente.
Infine, le sensazioni seminate nel cuore degli ascoltatori dai momenti precedenti vengono, per così dire, raccolte nel canto comunitario, espressione della fede e della gioia dell’intera congregazione.
Potrà forse sorprendere, in una composizione tanto ben organizzata, sapere che diversi dei movimenti più memorabili che la costituiscono sono in realtà delle «parodie», degli adattamenti testuali (probabilmente ad opera di Picander, il librettista con cui Bach lavorò più spesso) da brani preesistenti, oltretutto provenienti dall’ambito profano.

In realtà, più che rivelare un’intrusione del profano nella sfera sacra, questi «prestiti» sembrano piuttosto mostrare la spiritualità con cui Bach componeva anche le sue opere secolari, tanto da poterle trasferire senza sforzo nell’ambito sacro. Dell’originale destinazione del coro iniziale recano traccia proprio le battute iniziali, in cui i vari strumenti entrano in successione, nell’ordine in cui erano evocati dal coro iniziale della composizione profana.
La seconda cantata, Und es waren Hirten in derselben Gegend, si concentra invece sull’annuncio ai pastori. Il brano iniziale è una «Sinfonia» strumentale, in cui gli strumenti angelici (flauti e archi) si alternano con gli oboi che evocano le zampogne dei pastori. La medesima giustapposizione fra la bellezza sovrumana degli angeli e la semplice, quasi rozza adorazione dei pastori costituisce il Leitmotiv di questa cantata.
La terza cantata, Herrscher des Himmelserhöre das Lallen, chiude la prima metà dell’Oratorio riportandoci alla tonalità iniziale (re maggiore); inoltre, essa stessa ha una struttura simmetrica in quanto si conclude con la ripresa del coro n. 24 che l’aveva inaugurata.
Anche se il bambino Gesù è piccolo, fragile ed inerme come tutti i bambini, in realtà sono gli adulti, gli esseri umani che lo contemplano a sentirsi «senza parole» davanti al mistero: il «balbettio» con cui i fedeli cercano di esprimere la loro preghiera è reso musicalmente dal Coro iniziale, in cui Bach volutamente crea l’illusione di una fuga (forma compositiva di grande complessità) senza però realmente crearne una, quasi come se il compositore stesso fosse un musicista alle prime armi. Ciò non impedisce a questo movimento di fungere da splendida introduzione e conclusione alla terza cantata, incorniciando brani di indimenticabile caratterizzazione: la fretta gioiosa dei pastori nel coro n. 26, la tenerezza dell’Aria Duetto n. 29, le arditezze dei corali, e innumerevoli altri momenti di bellezza toccante e intensa.

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